mercoledì 16 giugno 2010

MARINA SALMASO - Copenaghen - Danimarca


Lettera a Mario Pratesi - Viterbo

Lecco, 11 giugno 1875


Caro Mario, - ti scrivo dallo studio del Pozzi in Lecco. Abbiamo parlato di te molto. Come si rammentano bene gli amici, stando in questi luoghi di pace e di ricordi soavi! Io ci fui nel '66 dopo la guerra, ma allora, il vedere tutto questo sorriso di lago, di colli, di monti. Ora capisco meglio Manzoni. Ieri passai dinanzi la casa, dove il poeta rivide i Promessi Sposi per la stampa primitiva. Nel suo gabinetto sta ora il Ponchielli [Amilcare, 1834-1866, celebre compositore cremonese]; meditando le sue musiche! Io non le vedo di buon occhio queste cose; e discorrendone con pozzi, dissi che preferirei di starmene come un allocco su d'uno degli ippocastani che ombreggiano il piazzale; allo insediarmi dove il grande Alessandro meditò e scrisse, per scrivere anch'io. Del rimanente, ognuno ha i suoi gusti, e la sua maniera di venerare.
Domani sarò a Milano a ritirar l'edizione delle Rive. Ahimè! Il volume è riuscito poco bello! Te nemanderò subito. Ho nel cuore non so quale tristezza. E domenica mi troverò di nuovo in famiglia, coi miei bambini sulle ginocchia, che si litigheranno le mie carezze. Sì, Mario comincia a provare anch'egli le passioncine. Ringrazia per me quella gentile donna, che usò così cortesi parole discorrendo teco del mio Arrigo. Dille che io sono dolentissimo di non poterlene offrire un esemplare. Non ne ho più nè nuovi nè antichi o usati. Vedrà le Rive, e spero che la mia prosa non le spiscerà. Se non altro vi troverà l'animo mio non mutato in dieci o dodici anni; e la mia fede sempre uguale nelle cose più belle che abbia la vita. Ti lascio. Da Cairo tornerò a scriverti.
Abbi i saluti d'Ernesto; il quale scriverà anch'egli due righe qui sotto. Ciò val quanto dire che era inutile che io ti salutassi per lui.
Addio. Scriverò anche a Dante e a Jacopo.

Tuo Cesare.

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